Ci sono voluti 5 anni all'architetta francese, o meglio archistar francese Odile Decq per completare la ristrutturazione della cosiddetta “Bubble House”, la Maison Bernard, casa visionaria ideata nel 1970 dall'architetto ungherese Antti Lovag a Théoule sur Mer, in Provenza, su commissione dell'industriale Pierre Bernard che permise all'architetto di sperimentare il suo concetto di architettura organica, o “habitology”.
Lovag studiò bene l'ambiente circostante e le condizioni climatiche in cui sarebbe sorta nel 1970 questa casa dettata dalla volontà di collegare tra loro più sfere nello spazio.
Piuttosto che creare una struttura e riempirlo con camere, ha deciso la disposizione della stanza e il ritmo delle finestre e aperture in primo luogo, creando un ferro da stiro telaio che ampliato si è evoluto fino a raggiungere il risultato finale voluto, ricoprendo il tutto poi con uno strato di calcestruzzo per dare alla casa una silhouette irregolare. Secondo Odile Decq, che ha impiegato un anno e mezzo per la sua opera di ristrutturazione, si tratta di una casa costruita in progress, con un lungo processo di trasformazione lungo la strada che non è ancora terminato. Da qui la sfida, vinta, di inserirsi in un contesto del tutto fluido, con un progetto in fondo mai finito e dove davvero ancora tutto è possibile.