È possibile celebrare l'Haute Couture e allo stesso tempo darne una lettura critica? È possibile essere fedeli alle regole ferree dettate dalla Chambre Syndicale de la Haute Couture – "i modelli originali devono essere disegnati dal couturier o dai suoi più stretti collaboratori a tempo pieno; gli abiti sono creati esclusivamente negli atelier…" - e allo stesso tempo disintegrarle per dare un nuovo ordine? Questi sono stati alcuni degli interrogativi che Maria Grazia Chiuri si è posta, dopo che la grande mostra dedicata a Dior al Musée des Arts Décoratifs ha esaltato le creazioni della couture, rendendo monumento quel luogo sacro e senza tempo che è ancora oggi l'atelier.
Gli atelier sono luoghi che conservano i pensieri. È in questa memoria della couture, in questa sequenza visiva di forme, colori e atteggiamenti che irrompe l'azione della Chiuri. La couture è una riflessione che si attiva coltivando l'audacia di ripetere gesti codificati e insieme contraddirli. Produce oggetti assoluti che non hanno bisogno di descrizione. In una sequenza astratta e precisa allo stesso tempo. Così nell'incontro fra sistemi di regole e invenzione sbrigliata, la couture per Chiuri diventa ribellione, una sorta di guerriglia ideologica che esplode sui confini di una tradizione consolidata, senza mai valicarli del tutto.