"Tseundé" significa scambio nella lingua Ewondo del Camerun.
Gli scambi tra diverse culture e civiltà nelle diverse parti del mondo, caratterizzano l'umanità.
In un momento in cui siamo privati di questi scambi vitali, se non in modo virtuale, Imane Ayissi ha voluto continuare ad esplorare le relazioni tra culture diverse, in particolare culture africane e culture occidentali per quanto riguarda la moda e il costume.
Anche se vuol dire tuffarsi e ispirarsi ad un periodo sfortunato, quello del XVIII e XIX secolo e dell'intensa colonizzazione del continente africano da parte degli europei, quando le vesti occidentali, abilmente tagliate, abbottonate, coprendo interamente il corpo, cercarono di sostituirsi a quella africana, fatta di tessuti drappeggiati, a volte molto ornati, simbolici, ma semplicemente arrotolati su un corpo libero per non essere nudo.
Questi nuovi vincoli, imposti dai coloni e inadatti ai climi, alla storia e alla socialità delle regioni conquistate, generarono anche resistenza, un mix di vestiti e quindi con una nuova creatività e nuovi riferimenti africani.
Ma questa ispirazione ha portato lo stilista anche a sognare altri scambi più armoniosi, più equilibrati che avrebbero potuto avvenire tra queste due aree culturali e che avrebbero potuto dare vita a tipologie di abbigliamento totalmente nuove.
Questa collezione è anche una riflessione sull'industria della moda rispetto all'industria artigianale della moda nel contesto attuale. L'Haute Couture è proprio la perpetuazione di un mestiere più umano, adattabile, rispettoso dell'individualità, quasi senza sprechi, ma che oggi tende a riservarsi a capi eccezionali, insostenibili, perfino insopportabili.
Se questa collezione include, ovviamente, abiti da sera, creati per una Couture da giorno, dove abiti facili e indossabili sono sublimati da materiali su misura, preziosi, lavorazioni perfette e tecniche artigianali che li rendono unici.
In particolare tecniche artigianali del continente africano, sempre con prezioso Kenté del Ghana, tessuto a mano, ma soprattutto batik del Ghana e della Nigeria, chiamati Adire. Utilizzando timbri, cera e tintura, questa tecnica consente di stampare tessuti con disegni semplici ma vivaci, con una profondità che le moderne tecniche di stampa raramente consentono.
Press Contact: Jean-Marc CHAUVE